Credo d’avere una piccola anomalia. C’è chi legge più libri contemporaneamente, uno sul comodino, uno per la metro, un altro ancora per le serate di relax. Chi monta progetti su tutti i ferri a disposizione in casa e spesso ne compra di nuovi. Nelle ultime settimane ho capito che viaggiare su più binari non fa per me.
Se inizio due libri uno verrà abbandonato e lo stesso vale per la maglia. Se accantono qualcosa per una settimana inevitabilmente non avrà mai fine. Gli esempi si buttano: maxicoccodrillo senza squame sul dorso, gilet con bretelle intrecciate senza la parte della schiena, fondi di borse che neanche sto a contarli, una mezza scarpa per neonato a maglia, una borsa con granny square senza fodera che mi picchierei ogni volta che la vedo quasi-finita, un amigurumi-angelo… e in questo caso la domanda è: perché l’ho iniziato?
Se più progetti viaggiano su binari paralleli devo stare bene attenta a non far scattare l’ottavo giorno di riposo.

Però mi ritrovo un quaderno pieno zeppo di appunti che aspettano il loro turno. Di idee che attendono il momento giusto per dedicarmi esclusivamente. Di gomitoli custoditi nell’intenzione di materializzare un preciso progetto e per fortuna loro non invecchiano.
Dovrei smetterla di cercare il momento giusto. Approfittare del tepore regalato da un nuovo progetto, che in genere non dura neanche molto, e agire senza badare ai cesti di incompiuti e ai progetti in scadenza.
Non troppo spesso e finché avrò cesti.

I copritazze e copriteiera in questo post sono realizzati all’uncinetto con la stessa tecnica utilizzata per i cappelli (free patterns).